a cura di Paolo Colombo, Presidente di Federtrasporto

All’inizio di questo mese di marzo la Commissione Europea ha presentato il Piano d’azione industriale per il settore automobilistico europeo. Una iniziativa che si colloca nell’ambito della “Bussola della competitività” e del “Clean Industrial Deal”, attraverso cui la Commissione europea intende definire una strategia per rilanciare la crescita puntando su innovazione, decarbonizzazione e sicurezza.

Il Piano d’azione si articola su alcuni temi strategici, tra cui la digitalizzazione, le condizioni di accesso al mercato, la solidità delle catene di approvvigionamento e non ultimo quello della sostenibilità ambientale.

Su tale ultimo aspetto eravamo intervenuti circa un anno fa (newsletter giugno ’24) con un editoriale con cui sottolineavamo la necessità di un cambio di passo nelle politiche dell’Unione in materia di transizione green nel settore dei trasporti (e non solo), auspicando tra l’altro un approccio pragmatico al tema, obiettivi di decarbonizzazione realizzabili, in un’ottica di neutralità tecnologica e quindi lasciando all’industria la ricerca delle soluzioni tecniche più efficaci per il conseguimento dei target.

Il Piano d’azione, tenendo fermi gli obiettivi fissati al 2035 (bando ai motori endotermici) e al 2050 (neutralità climatica), ha introdotto alcune prime flessibilità.

È annunciata una modifica degli standard di emissione per i veicoli leggeri (auto e furgoni) per “consentire alle società di raggiungere i propri obiettivi di conformità attraverso una media delle loro prestazioni su un periodo di tre anni (2025 – 2027)” in luogo della scadenza attualmente prevista per quest’anno e riducendo così il rischio di sanzioni immediate per i produttori.

La Commissione ha inoltre deciso di anticipare, come richiesto dall’Italia e da altri paesi, dal 2026 al terzo-quarto trimestre del 2025 la verifica sul Regolamento c.d. CO2.

È stata poi annunciata la possibilità – a nostro avviso fondamentale – di riconsiderare l’apporto dei biocarburanti, oltre ai carburanti sintetici, per il raggiungimento della neutralità climatica.

Nulla, almeno per il momento, è invece previsto sul tema fondamentale della neutralità tecnologica, che peraltro recentemente era stato annunciato dalla presidente Von der Leyen, né è fatto alcun riferimento alle norme che riguardano i veicoli pesanti (c.d. Heavy duty). Un Piano d’azione, peraltro, che per tenere fede al titolo avrebbe potuto affiancare all’individuazione degli obiettivi anche i tempi entro cui conseguirli e l’individuazione dei soggetti responsabili.

Prime aperture da parte della Commissione europea, quindi, ma non sufficienti e comunque distanti dalle richieste del settore dell’automotive, che rappresenta in Europa il 7,5% del Pil e oltre 13 milioni di occupati, nonché dagli stessi settori collegati dei trasporti e della logistica che complessivamente valgono oltre il 14% del Pil e 20 milioni di occupati.

Il complesso contesto geopolitico che stiamo vivendo e le accelerazioni impresse dalla nuova presidenza Trump, che con i suoi violenti attacchi stanno facendo vacillare le certezze del Vecchio continente, devono indurre le istituzioni europee e dei singoli stati membri a riconsiderare molte delle politiche fin qui adottate.

Prima tra tutte il complesso di rigidità e di sovra-regolamentazioni – tra le quali rientrano a pieno titolo quelle in materia di transizione ecologica – che rappresentano dazi autoimposti dall’Europa a se stessa.

Su questo punto è necessaria una presa di coscienza a tutti i livelli. La posta in gioco è alta, ne va del futuro industriale, economico e sociale del nostro continente.

 

Ci auguriamo quindi che nelle prossime iniziative della Commissione, del Consiglio e del Parlamento, potranno essere fatti passi ulteriori nella direzione di un approccio pragmatico e flessibile nella transizione verso un futuro sostenibile nel settore dell’automotive e naturalmente dei settori dei trasporti e della logistica.

È fondamentale che le politiche europee tengano conto delle esigenze di tutta l’industria, promuovendo innovazione e competitività, senza compromettere la solidità del sistema produttivo europeo e il benessere dei cittadini che ne deriva.

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